Africa: Le grandi esplorazioni

Il continente africano rispetto al nuovo mondo (America) e al nuovissimo mondo (Australia) era considerato già “scoperto”: nell’antichità e fino alla dominazione romana il territorio prospiciente il Mediterraneo era denominato “Africa”. Attraverso il Nilo, era pure conosciuta la Nubia, che immetteva con il territorio abitato da neri. Durante il periodo delle “scoperte” nel XV e XVI secolo, soprattutto gli equipaggi portoghesi avevano costeggiato il continente sull’Atlantico e poi, doppiato il Capo di Buona Speranza, avevano risalito la costa orientale, da cui erano partiti alla volta dell’India e dell’arcipelago indonesiano fino a raggiungere la Cina (Catai) e il Giappone (Cipango). Questi insediamenti, realizzati da coloni di origine europea, non hanno di mira la conquista dell’entroterra, ma solo il commercio, ma diventano dei mercati di transito delle merci. L’esplorazione all’interno è di fatto molto casuale ed ha sempre come obiettivo il controllo dei traffici, più che non l’acquisizione di terreni o di territori. L’incontro con la gente del posto non va oltre le popolazioni rivierasche e le autorità locali, se queste hanno collocato il loro centro di potere sull’Oceano. È il caso del Congo, laddove sul fiume omonimo, si creano centri di mercato che sfruttano anche il fiume. Qui nel secolo XVI si crea un rapporto stretto fra Portogallo e Congo, che potrebbe far pensare ad un insediamento sta-bile. Ma così non è. Anzi, è il regno locale che assume componenti che lo fanno stare, relativamente, alla pari con il mondo europeo. Ma l’esperienza di un regno “cristiano”, con relazioni diplomatiche nei confronti dello Stato pontificio dura poco. Leggi tutto “Africa: Le grandi esplorazioni”

IL FENOMENO DELLO SCHIAVISMO IN AFRICA

L’interesse dell’Europa per l’Africa si fa più marcato a partire dal XV secolo, anche e soprattutto in riferimento alle terre abitate da popolazioni negroidi. Nel Medioevo l’Africa del nord, quella mediterranea, apparteneva al mondo musulmano, e come tale era preclusa all’occupazione da parte degli Europei. Solo con la presenza dei Turchi, lanciati nella loro avanzata in Europa, soprattutto dopo la conquista di Costantinopoli, aveva chiuso il Mediterraneo orientale e di fatto l’accesso al mondo indiano sempre più favoleggiato come la terra delle ricchezze e delle spezie. Di qui il bisogno di una nuova rotta, quella definita occidentale, che viene intrapresa in modo particolare dalla Spagna, navigando al largo dell’Oceano Atlantico. In competizione con essa il Portogallo cerca la via delle Indie sempre sull’Oceano Atlantico, ma muovendo attorno alle coste africane, sulle quale mette alcuni centri che costituiscono gli scali necessari per i rifornimenti e per l’esplorazione del territorio, l’Africa, comunque non conosce un particolare interesse diretto, anche se alcuni centri sulla costa vengono fondati per assicurare il passaggio alle navi dirette in Oriente. Nessuno si addentra, anche perché le aree insalubri e l’intrico delle foreste equatoriali impediscono questo genere di operazione. L’Africa acquista interesse quando la scoperta dell’oro, che la Spagna accumulava nelle terre americane, fornisce lo strumento per sostenere queste campagne, come pure le continue tensioni in Europa, dove le guerre, prima di natura dinastica e poi di natura religiosa nascondono le rivalità fra gli Stati alla conquista di un posto di prestigio. Le continue rivalità sul territorio europeo e la fissazione di voler acquisire le ricchezze in India, presto sostituita dalle nuove terre americane, avevano di fatto tenuto sempre più ai margini il continente africano, che ancora non diventa terra di conquista diretta e permanente, come succede poi nell’Ottocento. Leggi tutto “IL FENOMENO DELLO SCHIAVISMO IN AFRICA”

La penetrazione islamica in Africa

INTRODUZIONE: mondo arabo e mondo africano

Prima ancora che arrivino gli Europei colonizzatori, in Africa hanno il sopravvento gli Arabi, anche se la loro occupazione iniziale, in termini militari, più che religiosi, si limita alla fascia mediterranea e al deserto del Sahara. Poi, immediatamente dopo la prima ondata “liberatrice”, questi territori si governano autonomamente, anche se la religione islamica, che si è imposta ed è stata anche imposta, ha creato una certa simbiosi con il mondo arabo, come se fossero gli Arabi ad aver occupato e gestito questi territori, in cui la religione ha preso piede con l’apparato culturale che la caratterizza e quindi anche con la lingua. Bisogna riconoscere che per una certa somiglianza con il mondo del deserto, anche le popolazioni nomadi del Sahara hanno facilmente inteso le proposte maomettane, che riflette-vano le condizioni delle tribù arabe, alle quali si cercava di dare una identità e una risposta confacente con la situazione vissuta dalle diverse tribù locali. Così la religione è divenuta il collante che ha dato una identità agli Arabi, e, con loro, ai diversi abitanti del deserto che si estendeva nel continente africano. Di fatto la religione islamica non sarà mai vissuta totalmente, per il fatto che ancora rimangono eredità del mondo animista, e nel contempo, per una certa lontananza con il mondo arabo, non tutto viene osservato con rigore. Tuttavia, sia per una certa affinità, sia per quel genere di penetrazione che lascia spazio ad interpretazioni diverse della legge coranica, c’è la possibilità di seguire una dottrina e una pratica religiosa che ha sempre bisogno di interpretazioni più chiare. Non si può pensare che le popolazioni berbere e magrebine siano le sole fedeli ad una certa forma religiosa; anche nel mondo nero si fanno strada i libri e i dettami coranici, perché i diffusori non provengono propriamente da un mondo ritenuto lontano ed estraneo al proprio vivere. Così l’Islam viene considerato qualcosa di locale o di corrispondente al proprio mondo culturale. Queste affinità fanno considerare l’Islam come un fenomeno proveniente dal cuore del deserto: la ragione per la quale Maometto (570-632) elabora una nuova religione è quella di unificare le tribù del deserto arabico, che si scontrano sulla base delle diverse divinità locali. Il profeta non è certo alla ricerca di una diffusione del proprio credo religioso, se non quando le resistenze locali lo spingono allo scontro diretto per imporre ciò che viene rifiutato.

Maometto, come Cristo, non ha scritto nulla. I suoi detti e altre parole, raccolte nel Corano, sono proposte di vita essenziali, sono facilmente comprese e attuate tra gente che rivendica una propria identità, e soprattutto si rivelano capaci di attirare gente che vive nel deserto e di compattarla. Il profeta suggerisce le sue proposte di vita come se dovessero costituire una sorta di sintesi delle religioni del libro, o delle religioni rivelate, i cui personaggi principali trovano spazio anche nel Corano. Egli si aspettava un consenso più ampio dentro una religiosità rigida e tuttavia essenziale. Ed invece gli ostacoli furono numerosi durante la sua esistenza. La reazione, che Maometto mise in campo per dare una identità alla popolazione della penisola arabica, ebbe poi come conseguenza quello spirito combattivo che mosse le armate locali e spingersi verso territori con popolazioni della medesima razza o caratterizzate da una situazione molto simile a quella vissuta nel deserto arabico. Di qui la penetrazione nel mondo africano, che risultava affine al territorio desertico di cui l’Arabia era di fatto la continua-zione. Poi le scorrerie nella fascia costiera mediterranea proseguirono, in parte verso l’Europa nel territorio iberico, per le sue affinità con il mondo occupato dai Vandali (di qui il termine “Wandalus”, da cui poi deriva l’Andalusia, regione spagnola), in parte oltre il Sahara verso il sud, raggiungendo così, nel deserto e oltre, le popolazioni, che nella parte nubiana avevano sempre più il colore nero della pelle. Così l’Islam si impone, anche se, lontano dai luoghi di partenza, esso, almeno inizialmente non è vissuto nella maniera integrale. Si deve sempre riconoscere che l’Islam, nato in Arabia e per quelle tribù, non si identifica comunque con loro: come religione essa va ben oltre i territori in cui si è affermata, ed oggi appartiene a popolazioni molto diverse e che non potranno mai essere definite arabe. Questo vale per quanti vivono sulle coste africane che si affacciano sul Mediterraneo, anche se essi vengono assimilati agli arabi, parlando la loro lingua e appartenendo alla stessa razza semitica. Gli stretti contatti dei Berberi e affini con coloro che sono di pelle nera, conduce ad immaginare anche costoro affini al mondo arabo. Ma qui l’Islam assume connotati particolari, per quanto inizialmente queste zone dipendano politicamente dai califfati della regione mediorientale. Occorre dunque precisare che l’Islam, religione tipicamente araba, pur conservandosi nelle sue essenzialità anche in Africa, lì di fatto si presenta con caratteristiche particolari, che finiscono per condizionare una notevole area geografica del continente nero. Leggi tutto “La penetrazione islamica in Africa”

Storia dell’Africa: IMPERI E REGNI PRIMA DELLA COLONIZZAZIONE EUROPEA.

L’immagine che si ha dell’Africa, soprattutto nel suo percorso storico, è piuttosto sfuocata, sia perché non se ne parla, sia perché non se ne sa nulla o ben poco, sia perché non gode di alcun interesse, come se la sua presenza rispetto al resto del mondo non avesse rilievo alcuno. Se ne curano gli storici sulla base dei dati che posseggono, che non corrispondono a quelli in uso in Europa, in prevalenza fonti scritte, anche se va riconosciuto che non solo questi contribuiscono a produrre la storia. Va riconosciuto che nel continente, già noto nella sua estensione, ma non raggiunto al suo interno da alcun avventuriero di origine europea, si sviluppano sistemi di governo e raggruppamenti di popoli in grado di garantire non solo la sopravvivenza, ma anche un certo sviluppo, che è possibile, grazie al commercio, e, prima ancora, ad una produzione in eccedenza. Sono ben noti i diversi imperi e i regni, così definiti a partire da un potere centrale, più o meno forte, e soprattutto in grado di far sentire la sua autorità anche nelle zone periferiche del proprio dominio; bisogna tener conto che tali sistemi raggruppano etnie diverse, le quali riconoscono il potere centrale nella misura in cui esso è in grado di sviluppare una economia capace di spingersi oltre i confini e quindi di creare mercati. Questo comporta una conoscenza del territorio, dentro il quale il clima e il terreno, l’idrografia e l’orografia garantiscono coltivazioni che possono dare una produzione in esubero e consentire così il mercato. Ciò significa che anche in queste aree geografiche, mai raggiunte dagli Europei, soprattutto se considerate proibitive in ragione delle diverse febbri malariche, era comunque possibile uno sviluppo, seppur limitato, perché anche per le popolazioni locali spesso il clima non consentiva quel genere di sviluppo che si può constatare in altre aree geografiche del mondo. Qualcosa è possibile ricostruire della storia di simili strutture economiche e governative, che rivelano come sia stato possibile costruire anche su questo territorio delle forme istituzionali che hanno svolto un ruolo non indifferente per il vivere della popolazione locale. Ciò che noi abbiamo oggi nel panorama politico del continente dipende molto dall’epoca coloniale e da ciò che le potenze europee hanno lasciato, misconoscendo il patrimonio storico, che pure l’Africa aveva sviluppato, quando l’Europa non si interessava a questo territorio, pur ricco, ma non facilmente raggiungibile in ragione delle condizioni climatiche. Leggi tutto “Storia dell’Africa: IMPERI E REGNI PRIMA DELLA COLONIZZAZIONE EUROPEA.”

In Africa le origini della Terra e dell’umanità

Il continente africano è sempre stato noto, se non altro per il suo stretto legame con il mondo europeo e con il mondo asiatico: prima della formazione del canale di Suez era di fatto unito all’Asia e le cosiddette colonne d’Ercole sono state considerate come un ponte creato fra l’Africa e l’Europa. Tuttavia non si sapeva nulla di quanto si sviluppava oltre il Sahara. L’Africa, conosciuta nella storia precristiana e anche nei primi anni del Cristianesimo, era di fatto il Nord Africa, perché oltre il deserto si sapeva dell’esistenza di un immenso territorio, in cui le carte geografiche mettevano la scritta: “Hic sunt leones”. La popolazione e la storia che lì si sviluppava non erano note e neppure interessavano, anche se la gente di “pelle nera” era conosciuta. E tuttavia era ben raro che ci si spingesse, anche per via di mare, più che per via di terra; si ipotizzava un certo limite ritenuto invalicabile, come lascia intendere il folle volo di Ulisse nel canto XXVI dell’Inferno dantesco. Era comunque definita “Africa”, cioè la terra degli Afri, la parte nord del continente, soprattutto sul versante del Mediterraneo occidentale, dove Roma si scontra con Cartagine, da cui probabilmente deriva il nome di Africa, che nella lingua locale significherebbe “colonia”, in quanto la città era sorta sulle coste dell’attuale Tunisia con l’arrivo di Didone, che fuggiva dalla Fenicia. Di fatto solo per l’attuale Magreb si usava il nome di Africa, mentre si escludevano di fatto la Libia e l’Egitto. La zona corrispondente all’Egitto nel Mediterraneo orientale, ha avuto una sua storia, dove i legami con la parte sud, quella oggi definita Sudan, si erano stabiliti con la popolazione “negroide”. Ma l’Egitto, sia per i commerci, sia per gli scontri, era maggiormente implicato con il cosiddetto Medio Oriente, dove si susseguirono imperi, e dove si ritiene che sia iniziata la storia. La convenzione vuole che la storia abbia inizio con i primi documenti scritti, e questi fanno la loro comparsa nella Mesopotamia tra il IV e il III millennio a.C. Sulla base di questo principio, solo in questa area vengono collocate le civiltà che appartengono alla storia, mentre le altre popolazioni senza documenti devono essere considerati appartenenti alla “preistoria”. Perciò laddove gli scritti risultano inesistenti, la storia non esiste, e quindi l’Africa subsahariana risulta essere “senza storia” o ancora nella preistoria. Leggi tutto “In Africa le origini della Terra e dell’umanità”