N.B. Non è stato possibile inserire tutte le foto previste, nè inserire il link al file per i limiti imposti dalla piattaforma.
PER FEDE FU PORTATO VIA,
IN MODO TALE DA NON VEDERE LA MORTE
E NON LO SI TROVO’ PIU’,
PERCHE’ DIO LO AVEVA PORTATO VIA …
EGLI FU DICHIARATO PERSONA GRADITA A DIO.
SENZA LA FEDE E’ IMPOSSIBILE ESSERE GRADITI A DIO.
CHI SI AVVICINA A DIO DEVE CREDERE CHE EGLI ESISTE
E CHE RICOMPENSA COLORO CHE LO CERCANO.
(Ebrei 11,4-5)
1 – COME GIUSEPPE VIVE LA PASQUA
Parlare della Pasqua di Giuseppe sembra impossibile.
In occasione della Pasqua di Gesù, quando egli muore sulla croce, Giuseppe in questo mondo, a quanto pare, non c’è più. Lo dovremmo pensare in quel Limbo sotterraneo, gli Inferi, dentro il quale Gesù “discese”, come diciamo nel Simbolo apostolico, proprio per abbattere quelle porte, e per far uscire quanti aspettavano la redenzione. Dobbiamo immaginare che dietro i progenitori, Adamo ed Eva, e tutti i giusti del mondo antico, spesso rappresentati nella scena, immaginata per descrivere questo momento, pronti ad uscire con Gesù a nuova vita, ci possa essere anche lui, il padre “putativo”. Non c’è mai stato alcun dubbio nella Chiesa, sia con il suo Magistero, sia con la pietà dei fedeli, circa il riconoscimento della santità di Giuseppe, che noi avvertiamo tale per ogni uomo o donna, non solo in base alla cosiddetta eroicità delle virtù, ma anche e soprattutto per un’esistenza vissuta in conformità al Figlio di Dio e al suo Vangelo. E questo lo possiamo dire a proposito di Giuseppe vissuto accanto al Figlio, a servizio del Figlio, assumendone lo Spirito: già per questo motivo lo dobbiamo riconoscere come santo. È a partire da una esistenza terrena vissuta in unione con Gesù che si può riconoscere la santità, quella che viene poi definita “post mortem”. Se la santità viene vissuta nel cammino terreno, essa è data nel passaggio al mondo definitivo di Dio, con la morte, in unione con la Pasqua di Cristo.
Anche per Giuseppe dobbiamo parlare di una Pasqua, quella vissuta al momento in cui Cristo fa il suo passaggio nel mondo ultraterreno. Ma non è neppure da trascurare quella che lui vive nel momento della sua morte, per la quale non abbiamo alcun documento.
E poi nel vangelo ci sono per quest’uomo altre esperienze di Pasqua, che, anche nella ristrettezza delle informazioni, non possiamo e non dobbiamo trascurare. C’è per Giuseppe la Pasqua come data celebrativa, come festività ebraica, a cui egli partecipava da buon ebreo, ma anche da “uomo giusto”, come viene qualificato nel Vangelo. Ed era giusto, non solo per la sua obbedienza alla legge, quanto piuttosto per la sua fedeltà a Dio. Per l’episodio di Gesù dodicenne, si dice che, come ogni anno, in occasione della Pasqua, i suoi genitori salivano a Gerusalemme, portando con sé il bambino, in quell’occasione già divenuto un fanciullo. Andare al tempio ogni festa di Pasqua è il segno della religiosità propria di quella famiglia, che non solo si adattava alle pratiche, ma, vivendole, si trovava essa stessa coinvolta, come capita lì, con la scomparsa di Gesù, proprio nel tempio. È evidente che l’evangelista Luca carica di un particolare valore simbolico questo episodio, presentando Gesù che scompare per tre giorni, come sarà in occasione della sua ultima Pasqua, e che poi riemerge, quasi presagio della futura risurrezione, mentre lo si scopre a insegnare nel tempio. Anche questo dettaglio – quello di riapparire mentre insegna – ha il suo forte valore, perché il nucleo fondamentale del suo insegnamento non è dato dai sermoni, dalla parabole, dai richiami alle leggi, ma da ciò che più gli preme, e cioè la sua passione e la sua croce. In effetti nel Vangelo momento della passione, sempre richiamato, come se fosse un preavviso o una predizione, è in realtà un insegnamento, a cui Gesù tiene, volendo lasciare ai suoi discepoli proprio questa lezione di vita. E anche in questa occasione, rivelandosi orientato alla sua missione, presente alla sua coscienza, anche grazie alla formazione dei suoi genitori, Gesù li coinvolge, perché essi stessi vivono quei tre giorni di scomparsa, immersi nell’angoscia. La parola usata e messa in bocca a Maria, la quale parla a nome di Giuseppe, anzi mettendolo prima di sé nel richiamo fatto a Gesù, dice proprio il tormento dell’animo, come una sofferenza che consuma interiormente. Così anche Giuseppe, insieme con la moglie, vive quei giorni oscuri con un dolore che opprime e che corrode l’animo, avvertendo in questo suo distacco l’inizio di quel successivo distanziamento, che porterà lui fuori della scena di questo mondo e il Figlio avviato alla sua “ora”, quella di passare da questo mondo al Padre. Sulla base di questo unico episodio della fanciullezza di Gesù, proprio perché vissuto in occasione della Pasqua, dobbiamo riconoscere che qui, nel suo nascondimento, il massaggio proprio del vangelo, la bella notizia da cogliere, è proprio nel segnalare che Gesù vive orientato ad essere lui stesso la Pasqua, in un sacrificio che non è più solo il culto nel tempio, ma diventa la sua stessa esistenza messa a disposizione, come è nella natura del vivere di Dio, come è nell’educazione avuta dai genitori e, in particolare, da colui che a buon motivo può essere considerato l’ombra sulla terra del Padre celeste.
Non c’è nessun elemento che ci possa aiutare in questa direzione: riconoscere nell’educazione di Gesù da parte di Giuseppe l’indicazione precisa di una impostazione della vita segnata dalla Passione. C’è solo da supporre che, sulla base di questo episodio, Gesù stesso ammette di essere tutto immerso nelle “cose” di suo Padre, a partire dai suoi genitori, che potevano dunque ben capire il senso di questo suo modo di fare in occasione di quella Pasqua. Se poi consideriamo il fatto che Giuseppe nella versione di Matteo appare sempre occupato dal sonno, il suo modo di penetrare nel mistero di Dio e dei suoi disegni, e il suo modo di impegnare la propria vita nel mettersi a disposizione con tutti i rischi che ne derivano, dobbiamo in effetti riconoscere che quest’uomo è tutto impostato sulla Pasqua, cioè sul sacrificio di sé, quasi uno sparire perché altri abbiano la vita … Leggi tutto “La Pasqua di Giuseppe.”